lunedì 25 maggio 2015

L'ALBERO DI CORALLO

L‘albero di corallo C’era una volta, in un paese lontano lontano, un piccolo paese arrampicato sulla cima di un monte. Era il più alto villaggio della contea e tutti i suoi abitanti erano abituati a vedere solo neve e pioggia. Gli inverni erano lunghi e gelidi, la primavera breve e tiepida e non esisteva l’estate. Così era tutto un susseguirsi di camini accesi, di zuppe calde, di guanti e sciarpe, di scarponi e formaggio con polenta. Nessun bambino aveva mai visto il mare…né le spiagge…né le conchiglie…né le alghe. I fanciulli di quel lontano paese conoscevano l’oceano dai libri e quasi faceva loro impressione quell’enorme discesa blu notte. Le navi dei pirati e le palme erano sogni ad occhi aperti e trovare in cantina gli scrigni traboccanti di tesori, era il loro gioco preferito. Un giorno, accadde un fatto straordinario: nell’aiola che si trova nel centro della piazza principale nacque un bellissimo albero. Era incredibilmente incantevole da vedere e articolato in ogni sua parte. I rami, nodosi, si intrecciavano in disegni arabeschi e propaggini e fronde, come lumi di fuoco volti verso il cielo, erano una nuova di fili di sangue. Questo era il fatto più straordinario…l’albero appena nato non aveva corteccia. Nessuna foglia. Nessun frutto. Era un albero fatto di corallo. Un scarlatto e lucente corallo di mare… Tutti gli abitanti rimasero a bocca aperta nel vedere quello strano, incredibile e meraviglioso albero. Tutto il paese si radunò intorno all’aiola e qualcuno, audacemente, si avvicinò più degli altri per poterlo toccare. Ma più ci si avvicinava alla pianta, più i curiosi indugiarono sbalorditi e si fermarono. Non solo l’albero era di corallo lucente ma emanava un fragrante profumo di mare e anche un suono strano, mai sentito prima: era il meraviglioso rumore delle onde …In pochissimo tempo, la notizia si sparse per tutta la regione…tanti viaggiatori da ogni parte contea volevano vedere l’albero miracoloso…ascoltare la voce del mare e sentire il profumo dei flutti. Donne, uomini vecchi e fanciulli rimanevano ore e ore, stupiti e meravigliati davanti a quell’impagabile spettacolo…e la voce si sparse sempre più. Folle di curiosi si radunarono all’ingresso del paese, facendo ore ed ore di fila per accedere alla piazza. Anche re ed imperatori, principi e regine visitarono l’albero di corallo, e il governatore della contea fece presidiare l’albero giorno e notte da guardie armate per paura che qualcuno potesse portarlo via o rubarne anche piccoli pezzi di rami. Nonostante la presenza di tanti visitatori, però l’economia della contea andava molto male. I debiti accumulati nei precedenti anni avevano impoverito gli altri paesi di quella regione e solo il paese dell’albero riuscì a migliorare le proprie condizioni. Gli alberghi ospitavano i viandanti, nei ristoranti si fermavano i viaggiatori per mangiare e le bancarelle facevano più affari. Allora anche gli altri paesi reclamavano la presenza dell’albero e fecero una richiesta scritta al governatore: “ogni paese avrebbe ospitato l’albero per un mese intero” così gli alberghi, e i ristoranti e i negozi di quel villaggio potevano contare sulla presenza dei turisti e gli affari sarebbero andati meglio per tutti… La richiesta degli altri paesi della contea era giustificata e legittima. Un tesoro così grande era giusto dividerlo con tutti… ma il governatore non era convinto. Aveva paura che sradicare l’albero dal terreno dove era nato, poteva causargli sofferenza…o peggio ancora, farlo morire. Ma più tergiversava e prendeva tempo, più il governatore veniva insultato e ingiuriato dai suoi consiglieri e dal popolo. Gli si rimproverava di non pensare al benessere di tutti i villaggi ma al prosperità di uno solo. Così, dopo varie settimane, e molto a malincuore, ordinò ai suoi esperti di sradicare l’albero di corallo, raccomandando a tutti di fare molta attenzione a non danneggiarne le radici, il tronco o i rami e metterlo in un grandissimo vaso, così da poterlo facilmente trasportare. Lui stesso assistette all’operazione e così l’albero, maneggiato come il più sottile dei cristalli fu sradicato. Mani attente e concentrate lo sollevarono con l’intera zolla di terra e lo misero in un vaso di coccio, tutto decorato con pomi dorati e fiori di pesco. Questo enorme contenitore fu la sua nuova casa. L’indomani, al sorgere del sole, l’albero di corallo, in pompa magna e seguito da centinaia di persone, lasciò l’alto paese montano e, dopo alcune ore, arrivò in un piccolo paese vicino il confine con un’altra regione. Era notte fonda quando fu posizionato nella piazza centrale e il governatore, preoccupatissimo lo vegliò per tutta la notte, insieme alle guardie. Nessuno si era avvicinato all’albero, e l’indomani tiepidi raggi di sole, risvegliarono il paese che accorse festante verso la piazza ad ammirare l’albero di corallo, meraviglia e prodigio del mondo. Ma per primo al governatore, insieme ai suoi assistenti, le sue guardie e tutti i paesani che si erano precipitati nella piazzale centrale, cadde come una tegola sulla testa. Tutti rimasero di ghiaccio e a bocca aperta. Gli occhi strabuzzati e fuori dalle orbite, fissavano un normalissimo albero di mele. Non c’era più l’albero di corallo. Gli affusolati rami rossi erano spariti e al loro posto vi erano comuni foglie e piccole mele gialle. Il governatore iniziò a tremare e poi ad urlare, prendendosela con tutti. Si strappava i capelli, girando intorno all’albero e imprecando anche con chi cercava di calmarlo. A nulla valsero i pareri degli esperti e gli scienziati che nei giorni seguenti visitarono la pianta. L’albero rimaneva un albero di mele e basta. E più passava il tempo, più il governatore si disperava, si abbatteva e si avviliva. Il paese proprietario dell’albero di corallo minacciava violenze e rappresaglie, e alla fine il pover’uomo quasi si ammalò di rimorso e di paura. Da quel giorno, il governatore non si era più allontanato dall’albero e lo vegliava giorno e notte, sentendosi responsabile di ciò che era successo finché una sera, desolato e sconvolto, scoppiò a piangere ai piedi dell’albero. Non si accorse però della bianca mano perlata che si era posata sulla sua spalla. Quel tocco lieve lo distrasse per un attimo dai suoi singhiozzi e il suo sguardo appannato si perse in un mare blu. Era lo sguardo più dolce e amorevole che avesse mai visto. Non sembrava nemmeno una bambina. Sembrava un cherubino. Un piccolo angelo con gli occhi blu e i capelli biondi come la paglia di luglio. “Non devi piangere” mormorò la bambina, affettuosamente. Sorrise, birichina. Il governatore, per un attimo, riprese il controllo dei suoi nervi. Quasi si vergognava di essersi fatto sorprendere a singhiozzare e un minimo di orgoglio lo sostenne. “Non dovrei piangere?” chiese sconvolto. Poi continuò con veemenza: “Avevamo il prodigio più incredibile del mondo! Un albero miracoloso, tutto di corallo e che profumava di mare e in più produceva il rumore delle onde e l’ho perso per sempre! Scuoteva la testa amareggiato: “ poteva essere la fortuna di quel paese e con il tempo, di tutta la regione. Poteva far arrivare visitatori da tutto il mondo e tutti i villaggi ne avrebbero beneficiato! Bisognava solo avere pazienza e aspettare! Ma quei paesani volevano tutto e subito e mi hanno tormentato! Mi hanno costretto a sradicarlo per farlo girare per tutte le borgate e ora ci ritroviamo tutti con un pugno di mosche in mano. Riprese a gemere, mordendosi le mani. La bimba sorrise, e gli accarezzò una guancia bagnata di lacrime. “Ascolta- disse soave- riporta l’albero nel paese dove è nato e ripiantalo nello stesso punto dove lo avete trovato. Vedrai che ritornerà ad essere un albero di corallo che canterà la canzone del mare e profumerà di alghe e sale.” Il governatore si bloccò. Sgomento ma anche speranzoso chiese alla bambina: “ Tu pensi davvero che ritornerà ad essere l’albero prodigioso di corallo?” “Certo-rispose il piccolo angelo biondo-ne sono certa” Il governatore sembrava indeciso, e non sapeva cosa fare. In fondo quella era solo una bambina, cosa poteva saperne lei di botanica? Stava lì, immobile, titubante e pensieroso, quando la bimba gli diede le spalla e iniziò lentamente ad allontanarsi dalla piazza. Allora il governatore balzò improvvisamente in piedi e le gridò: “ Ma tu come fai a sapere che l’albero vivrà e ritornerà come prima?” La bimba si fermò. Si volse verso il governatore e gli sorrise, misteriosa. Lo sguardo infantile era indecifrabile ma uno strano luccicare blu attraversò il suo giovane sguardo. “Ma non hai ancora capito cos’è quell’albero?” Gli chiese divertita. “No.” Rispose il pover’uomo. Si sentiva quasi ubriaco dalla tensione. La bimba guardò il cielo, poi i monti e infine i ciottoli della piazza. Poi aggiunse: “ L’albero non è altro che i sogni di tutti i bambini del paese. Rappresenta il desiderio di quei fanciulli di vedere il mare, di nuotare fra le onde e passeggiare sulla battigia dorata. E quel desiderio è nato dal suolo, ha attraversato le montagne fino in cielo. L’albero di corallo è il mare di quei bambini. Il loro oceano blu…ma senza i loro sogni l’albero non ha più motivo di essere di corallo…né di profumare o emettere il rumore delle onde. Riportalo ai bambini di quel paese e riavrai il tuo sogno…insieme ai loro. Esso ritornerà di corallo, e canterà e profumerà come prima. E per sempre.” Il governatore le sorrise, grato del consiglio, e rinfrancato dalle parole della bimba. Non si chiese chi fosse e da dove venisse: non ci fu bisogno di parole. Invece si affrettò a fare come gli era stato consigliato e l’albero, trapiantato nella stessa aiola di quel paese, l’indomani riprese le sue originali sembianze. Il governatore e tutta la regione, esultò di gioia nel riavere l’albero di corallo. E così la pace ritornò e con il tempo, si aggiunse anche il benessere per tutti. Passarono gli anni...anni felici e pieni di soddisfazione e prosperità. Il governatore fece una bellissima carriera, ammirato e amato da tutti. Ma non c’era giorno che lui non ripensasse a quella bambina, con gratitudine e commozione. Tante notti, nel suo bellissimo palazzo, ripensava a quella misteriosa bambina, arrivata dal nulla per salvare l’albero e quella contea, ma quel piccolo angelo aveva soprattutto salvato lui. Verso la fine dei suoi giorni, il vecchio governatore si accorse che la fine era giunta. Non aveva paura, né timore perle sue azioni passate, ma proprio in quel momento, avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere chi fosse veramente quella misteriosa bambina. La sua ultima preghiera fu per lei…il suo respiro stanco pronunciò quella strana e l’ultima preghiera. Voleva rivederla ancora una volta. Solo una volta. Per poterla ringraziare della vita meravigliosa che aveva avuto. L’indomani la domestica lo trovò con le mani giunte sul petto, il viso pallido ed inerme e un meraviglioso sorriso sulle labbra. Pace e profumo di mare vestirono il vecchio viso del governatore…

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