mercoledì 24 marzo 2021
L'IDAGO INCONTRA ALDRUDA
Nella gelida Normandia, secoli fa, il paese di Rouen era scosso da numerose invasioni dei vichinghi. Ma fra loro, un coraggioso guerriero, stanco di guerre e conquiste conobbe, in quella cittadina, una splendida fanciulla e finì per stabilirsi con lei, fuori le mura del paese. La vita da contadino era ben impegnativa, dovendo lavorare la terra tutto l’anno, e affrontando le neve e gli animali feroci. Ma Bjorn e la sua giovane sposa furono fortunati perché allietati da numerosa prole e il raccolto fu sempre ricco. In più, l’ultima nascita si rivelò spettacolare… Nessuno aveva mai visto una bambina più bella. Dal padre aveva ereditato i lunghi capelli biondi e dalla madre lo sguardo di cielo. Fu chiamata Aldruda e crebbe forte e libera nei vasti prati di quella terra nordica. In una famiglia di contadini si lavora sempre e durante i lunghi inverni, quando la neve sembrava non smettere mai di cadere, ci si occupava del bestiame. Ma i ragazzi più grandi dovevano anche imparare i numeri e l’alfabeto, e Aldruda dotata di vivace intelligenza, sbirciava gli studi dei fratelli maggiori e riusciva ad imparare qualcosa. Erano ormai passate diciotto primavere dalla sua nascita e il padre Bjorn era molto contrariato poiché la figlia aveva rifiutato molti giovani e ricchi pretendenti, figli dei proprietari delle terre vicine. Ma quella sera, rientrando dai campi, aveva deciso. “Figlia-la chiamò, posando il mantello e avvicinandosi al fuoco del camino- devo informarti che ho accettato la proposta di matrimonio del figlio del mio caro amico George. Voi due convolerete a nozze domenica prossima.” La madre e Aldruda rimasero con le ciotole di legno sospese a mezz’aria davanti al grande tavolo di noce che stavano apparecchiando. I fratelli, discreti, si ritirarono al piano di sopra, ben conoscendo l’avversione della sorella per le unioni combinate. Nella grande stanza era sceso un silenzio assordante interrotto dallo scoppiettare del fuoco. Bjorn si levò le scarpe, carezzò i cani e si sedette della grande seggiola di legno. “Non dici nulla?” Chiese, non senza disagio. Sapeva che la figlia non voleva sposarsi ma lui voleva affidarla a qualcuno che le avrebbe assicurato cibo e protezione. Aveva aspettato anni, lasciandola maturare ma alla sua età tutte le ragazze erano già sposate e madri. La moglie non osò protestare ma la figlia disapprovò la decisione: “Padre…non amo quell’uomo e voi sapete che non mi sento pronta.” Un ringhio trattenuto precedette la replica: “Sì che sei pronta. E comunque ormai ho deciso. Hai tre giorni per abituarti all’idea-poi rivolgendosi alla moglie- Ho fame, servimi la cena.” Lo sguardo di Bjorn non ammetteva ulteriori discussioni e mentre la moglie Lilian, come un automa, scodellava la minestra, gli altri fratelli, scendendo le scale silenziosamente, presero posto a sedere ai lati della tavolata. Dopo l’orazione, tutti iniziarono a mangiare tranne Aldruda che, pallida e mesta, rimaneva assorta, non toccando cibo. Quella notte la ragazza non prese sonno, rigirandosi ininterrottamente fra le coperte di lana grezza, e l’indomani, all’alba, recandosi nei campi, era già stanca. L’ingiustizia le bruciava nel petto, mescolandosi alla paura del matrimonio e al rancore di essere stata trattata come un oggetto. E mentre falciava il fieno, pian piano, nella sua mente si stava faceva largo un’idea che, ad ora di pranzo, si era trasformata in una decisione presa.
Al tramonto sarebbe fuggita via. Complice il buio, né suo padre né i suoi fratelli l’avrebbero più trovata. Molto meglio vivere nei boschi, come una vagabonda che diventare per forza moglie e madre. Finalmente un sorriso di sollievo le rischiarò il viso, senza sapere che qualcosa di straordinario era accaduto proprio in quel momento. Poche volte, dall’inizio dei secoli, la porta fra il pianeta terra e i regni magici sconosciuti si era aperta. Ma in quell’ attimo, l’Imperatore Idago aveva varcato l’ingresso del nostro tempo e della nostra realtà, ed era entrato. Per anni aveva cercato nel suo impero, una sposa degna del suo rango, ma ora aveva deciso di scendere nel pianeta inferiore, la terra. Fra gli esseri umani, magari qualche fanciulla poteva attirare la sua attenzione. Era una scelta di ripiego ma l’Imperatore era deciso, al più presto, a prendere moglie. Proprio nel momento in cui aveva varcato la soglia, trovandosi nella nostra rarefatta dimensione, aveva incontrato la fanciulla. Aldruda sorrideva per la decisione presa di fuggir via. L’Idago, alle sue spalle, era rimasto letteralmente abbagliato dai capelli, un manto d’oro che luccicava al sole. Non aveva mai visto niente di più bello. Silenziosamente e mimetizzandosi fra gli arbusti e il verde delle foglie, voleva scorgere il viso della ragazza. Impietrito, si era totalmente perso. Galvanizzato dalla pelle liscia come una distesa di candore, levigata e perfetta simile alle statue greche, quell’essere inferiore aveva la volta celeste nello sguardo. La stirpe regale, le immense ricchezze e i potenti poteri magici furono dimenticati all’istante dall’Imperatore, bruciati dall’attrazione feroce verso quell’umana plebea e priva di doni incantati. L’Idago ardente e sconvolto dall’effetto che gli provocava la ragazza, decise all’istante. Avrebbe portato quella giovinetta nei regni magici sconosciuti e ne avrebbe fatto la sua sposa. (Racconto e immagine di Lucina Cuccio)
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Ti prende Un passato che ancora oggi è vivo in tanti stati Lucina unisce passato e presente UNICA
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