venerdì 19 marzo 2021

L'IDAGO E LE MEMORIE DEL TEMPO

Gli spettri e i fantasmi della terra avevano da sempre, un loro rifugio personale dove si nascondevano quando l’Idago, Imperatore dei Regni Magici o Fresabonda, Regina delle Streghe, dava loro la caccia. Intricata e spettrale, la Foresta del Tempo imprigionava ogni essere vivente che osasse varcarla. Spettrali alberi di ferro crescevano formando gallerie infinite e sopra di essi, rami senza foglie che come mani silenziose, risucchiavano via le memorie dei malcapitati che si perdevano in quell’oscuro luogo. Solo i fantasmi, immuni al tempo, non perdevano i ricordi e quando si rintanavano in quella selva intricata, ascoltavano per giorni, le memorie che il tempo aveva rubato. I giorni felici, le avventure, le vittorie, gli amici, le esperienze, tutto veniva cancellato nella mente. Perfino l’Idago e Fresabonda non vi si avventuravano mai, sapendo la ben triste sorte di vivere senza ricordi. Il tempo aveva delegato la reggenza della foresta ad un diabolico essere infernale, Armisia, che senza sosta si aggirava per i corridoi di ferro, godendo dei lamenti di coloro che senza memoria, impazzivano. Ricoperta da capo a piedi con un fitto mantello di ragnatele, l’orrendo mostro avanzava lento fra i resti e le ossa dei miseri, mostrando solo le mani ossute e grinzose mentre gli occhi, rossi come tizzoni ardenti, si soffermavano curiosi, sulle prossime vittime. Ai suoi piedi, gli sventurati, vinti dalla sete, dalla fame e dalla disperazione, si accasciavano abbandonandosi contro i tronchi ferruginosi degli alberi. La loro morte sopraggiungeva, accompagnata sempre dalla stridula e infantile vocetta di Armisia che si divertiva a tormentarli fino alla fine. “Ti senti male?” Chiedeva come il trillo di un campanellino allo sventurato. “Come mai ti trovi qui?” Insisteva perfida, e ad un gemito dell’infelice che mormorava di non ricordare niente, si accompagnava, crudele, il ghigno di Armisia “Ma non rammenti nemmeno il tuo nome?” E giù, sghignazzi disumani che rimbombavano per i lugubri corridoi di piante. Così dall’inizio dei secoli, la foresta custodiva i ricordi, segreti importanti, che echeggiavano per l’eternità in quella terra buia e funesta. Il tempo era stato categorico con Armisia…Di tutte le memorie, le gioie erano le più preziose e dovevano essere le prime ad essere depredate. Nulla è più inestimabile della reminiscenza della felicità di aver abbracciato la mamma, o del viaggio con un amico o aver giocato con il proprio cane. La contentezza che si prova davanti ad un tramonto, o qualsiasi evento che porti il cuore in alto, facendolo librare. Armisia prendeva molto sul serio il compito, così le gioie erano i primi ricordi che rubava e in tanti secoli non aveva mai fallito. L’Idago avrebbe voluto sconfiggere un essere così malvagio e liberare infine i regni sconosciuti della magia da un simile luogo, ma perfino l’Imperatore rischiava di non uscire più da un siffatto labirinto. Ma la ricchezza e il potere hanno molti nemici, così in una notte senza luna, ai piedi delle Cascate d’ Argento, fra le grigie rocce e il tappeto del prato verde, si incontrarono la Regina delle Streghe, Nardis, Principe delle Paludi e Armisia, convocata per un patto straordinario con i due lestofanti. “ Altezza, ti ringraziamo di esserti unita a noi” l’accolse gaudiosa Fresabonda, nascondendo il ribrezzo alla vista delle migliaia di ragnatele impolverate, foglie secche e ragni morti che formavano il mantello del mostro. Le ossute mani lo lisciarono come seta preziosa mentre la bambinesca vocetta cinguettava “Spero ne varrà la pena. Il mio padrone gioirebbe nel possedere i ricordi dell’Idago e io vederlo morire fra i rovi della foresta. Sarebbe una gradevole vittoria.” Nardis, distogliendo lo sguardo dai sui occhi ipnotici che brillavano sanguigni, spiegò il progetto. “Il nostro piano è perfetto. Questa notte rapiremo la moglie dell’Idago e la porteremo nella vostra foresta. Sappiamo quanto l’Imperatore tenga alla sua sposa e cercherà di liberarla. Impiegherà un po’ di tempo per scoprire dove si trova. Nel frattempo vostra Signoria ruberà all’Imperatrice i ricordi e quando l’Idago la raggiugerà, scoprirà che ha perso la mente e la patria e lui stesso si affliggerà nel trovarla in quello stato. Certamente si tratterà qualche minuto nel tentativo di soccorrerla, così anche lui perderà i ricordi. Finalmente voi avrete le memorie di entrambi e quando moriranno, io e Fresabonda ci divideremo le loro ricchezze e i loro regni.” Una risata inquietante concluse il terribile accordo. “E io che credevo fra i tre, di essere la più malvagia! Ma voi mi offuscate.” Gracchiò Armisia, contenta del malvagio progetto. Ma prima di congedarsi avvisò: “Però siate precisi e prudenti. In una simile situazione qualsiasi errore può essere fatale e sareste voi a pagarlo.” I traditori annuirono e la videro allontanarsi lentamente mentre trascinava via rametti e fili d’erba che si imbrigliavano nello strascico del mantello. Nardis, roso ancora dall’umiliazione per l’incontro precedente con l’Idago, progettava già da tempo di rapire la moglie Aldruda. Il desiderio di vendicarsi era cresciuto da quando l’Imperatore lo aveva letteralmente buttato fuori dalla sua reggia per le troppe attenzioni rivolte alla sua sposa. Così il Principe delle Paludi aveva contattato Fresabonda ed insieme avevano progettato l’intero piano. Sfruttando la notizia che Aldruda e l’Idago non condividevano ancora il talamo, la notte stessa, complice l’assenza del re che sorvegliava i confini ovest, Nardis la rapì uccidendo i servi che vigilavano le regali stanze. Mentre la portava via era convinto di aver eliminato tutti i guardiani ma, fortunatamente quando poco dopo, tornò l’Idago un sopravvissuto, testimone malconcio del rapimento ma ancora vivo, riferì al suo padrone tutto, compreso la destinazione dove il Principe delle Paludi avrebbe abbandonato l’Imperatrice…Nella Foresta del Tempo. La notizia era preziosa e l’Imperatore volando veloce come il vento, raggiunse Aldruda, terrorizzata e sconvolta. Nardis e Fresabonda l’avevano appena abbandonata nel viale principale della Foresta. La povera ragazza si guardava intorno, circondata da scheletri sotto i minacciosi rami che incombevano su di lei. In lontananza Armisia stava per arrivare quando, proprio in quell’istante, l’Idago, agile e repentino raggiunse la moglie, la sollevò da terra e stringendola al petto, la innalzò superando i rami degli alberi e puntando il cielo scuro. In pochi attimi, erano lontani e al sicuro, e non sentirono gli strilli furiosi di Armisia che, fuori di sé, prendeva a calci le ossa abbandonate a terra e giurava vendetta contro Nardis e Armisia che, terrorizzati, fuggirono via. Mentre si librava nell’aria della notte, l’Idago raccontò alla sposa del pericolo della foresta e di ciò che sarebbe potuto accadere. In quel meraviglioso abbraccio, Aldruda sentiva il cuore dell’Imperatore battere forte, mentre l’aria gelida, giocava con i suoi capelli di seta e le sue vesti regali, ma lei, al sicuro, sta raggiungendo la reggia, stretta al marito. Il giuramento della vendetta di Armisia echeggiò nella foresta per sempre e il Tempo si premunì, vendicativo, affinché fosse il più forte di tutti i ricordi imprigionati e tormentasse il mostro in eterno, testimone del suo grande fallimento.

2 commenti:

  1. Letto di prima mattina nel silenzio totale mi mette un po' di paura ma nello stesso tempo è bello e intrigante

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