sabato 26 dicembre 2015

LA PASTASCIUTTA DI BABBO NATALE

LA PASTASCIUTTA DI BABBO NATALE Era la notte del ventiquattro dicembre e Babbo Natale stava facendo gli straordinari. Aveva visitato milioni di case, sceso innumerevoli camini e lasciato migliaia di doni. Ma era notte fonda e si sentiva stanco. Ogni bambino gli aveva lasciato sul tavolo, in ricompensa del regalo ricevuto, latte e biscotti e Babbo Natale non ne poteva proprio più! Di latte e biscotti ne aveva fin sopra la cima dei capelli e moriva dalla voglia di mangiare qualcos’altro. Così, con il desiderio di cibi salati, scese l’ennesimo camino di una bella villetta di città. Pensava:” Appena torno al Polo Nord voglio organizzare un pranzo di natale con i fiocchi! Dirò ai folletti di procurarmi subito tacchini e fagiani, patatine fritte e la pasta al forno non deve mancare!” Con questi pensieri famelici arrivò in salotto e trovò un bellissimo albero con numerose palline di vetro colorate, luci intermittenti , un presepe realistico e il resto della stanza decorata con vischio e ghirlande. Era contento di trovare una simile atmosfera natalizia così, soddisfatto, lasciò qualche regalo in più. “Sono convinto-pensava fra sé e sé-che i genitori di questi bambini siano delle gran brave persone. Hanno fatto un ottimo lavoro con gli addobbi e il presepio è fantastico!” Tutto compiaciuto, e ignorando i soliti latte e biscotti lasciati in bella mostra sul tavolo, accanto al presepe, stava per entrare nel camino e risalire la canna fumaria, quando un meraviglioso profumo di aglio e peperoncino colpì le sue narici. Ingolosito, si diresse verso la cucina. Sul tavolo apparecchiato, troneggiava una bella zuppiera di pastasciutta fumante. Babbo Natale, che era molto ghiotto di spaghetti e fettuccine, si avvicinò al piatto e non resistette. Lasciato cadere il sacco con i regali a terra, si sedette sulla sedia e attaccò a trangugiare famelico, la pastasciutta, mugolando di piacere. Dopo diverse forchettate provò una strana sensazione…e cioè, di non essere più solo. Quindi si voltò e dietro di lui, seria e risentita, una signora in camicia da notte, con le mani sui fianchi, lo stava osservando. “Signor Babbo Natale-mormorò la donna con disapprovazione- i miei figli le avevano lasciato latte e biscotti in salotto. Lei invece ha mangiato la pasta di mio marito che, fra pochi minuti, torna dal lavoro. “ Il vecchietto, rosso in viso, come la giubba di velluto che indossava, balbettava scuse su scuse:” Ehm- disse schiarendosi la voce- sono mortificato! Ma vede, mia cara signora, ho la nausea di latte e biscotti mentre vado matto per gli spaghetti aglio, olio e peperoncino!” “Anche mio marito ne va matto!-replicò la signora risentita- ora per colpa sua, quando lui tornerà dal lavoro, non troverà nulla di pronto. Quegli spaghetti li ho cucinati con l’ultimo pacco di pasta che avevo in casa. Comunque riferirò il suo scorretto comportamento a chi di dovere!” Poche ore dopo, davanti al comitato per il controllo dell’operato di fate, streghe e creature fantastiche, Babbo Natale affrontò la giuria. Il presidente, scocciatissimo lo rimproverò aspramente:” Bella figuraccia che abbiamo fatto-abbaiava l’illustre amministratore- se la voce si sparge, tutte le persone penseranno che noi, esseri magici, non sappiamo comportarci come si deve! “ Babbo Natale, spostando il peso da uno stivale all’altro, mormorava scuse. “Così-sentenziò il giudice-ci vuole una punizione esemplare! Passerai l’intero giorno di festa ad aiutare il marito di quella signora nel suo lavoro!” “Cosa?- esclamò Babbo Natale sconvolto-e dovrei rinunciare ai festeggiamenti? Ai regali? E soprattutto al pranzo luculliano che i miei aiutanti stanno preparando?” “Esatto” ribadì, severo, il giudice. Babbo Natale piagnucolava addolorato “No…non è possibile!-poi soffiandosi il naso, chiese- e di cosa si occupa il marito? Che lavoro dovrei fare?” Il presidente, duro, sentenziò: “ Il marito di quella donna fa il cuoco. E tu dovrai aiutarlo in cucina!” Così il povero Babbo Natale, il giorno di festa, lavorò nella cucina del cuoco, non aiutandolo a preparare manicaretti ma lavando centinaia e centinaia di piatti, tormentato dai mille profumi di arrosti e lasagne che aleggiavano intorno a lui.

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