giovedì 10 dicembre 2015

SUSSULTI DI VITA

SUSSULTI DI VITA Era arrivata la fine del mondo. L’indomani sarebbe stato l’ultimo giorno del pianeta e quindi ci sarebbe stato il Giudizio Universale. Sulla terra era scoppiato il panico. Migliaia e migliaia di persone si battevano il petto, in ginocchio, per le strade, imploravano pietà. Tanti si fustigavano pubblicamente per far vedere che erano pentiti. Gli angeli avevano già aperto i cancelli del cielo e il regno delle tenebre era pronto per accogliere i malvagi. I cieli si erano spalancati e le mille verità nascoste all’uomo erano state svelate. Paura, orrore e raccapriccio scuotevano i cuori di milioni di uomini, gente persa che chiedeva pietà. Ma nel marasma totale, un bambino di nome Luca, tranquillamente, continuava a vedere un cartone animato alla televisione. Appariva sereno e pacifico mentre i genitori e i fratelli più grandi, terrorizzati, erano scesi in strada a pregare per la loro salvezza. Luca, spenta la tv era andato in cucina a prepararsi un panino poiché la madre non aveva preparato né la colazione né il pranzo. Era scesa la notte, per le strade, canti, preghiere, fuochi e violenza. Ma il bambino continuava a rimanere a casa. Durante il pomeriggio aveva fatto i compiti, poi si era seduto sul divano aspettando che almeno la sua mamma tornasse a casa. Ma le ore erano passate e nessuno dei suoi familiari si era fatto vedere, così stanco si era addormentato sul divano. Nei suoi otto anni non era mai rimasto solo un minuto a casa ma quel giorno nessuno aveva badato a lui. Dai vetri della sua casa aveva visto tanta confusione, le persone piangere, gridare, gesticolare, e quello spettacolo lo aveva turbato; eppure non provava quel terrore che ogni persona sentiva nel cuore. Sapeva che l’indomani sarebbe stato l’ultimo giorno della sua vita, che seppur breve, era stata serena. Fra le lacrime il papà aveva annunciato che sarebbe morti tutti, ma Luca, non aveva né pianto né gridato. Per lui morire era un concetto molto strano, quasi sconosciuto. Sapeva del paradiso, sapeva degli angeli, ma realmente non sapeva immaginare la sua morte. L’alba stava nascendo sui visi di miliardi di persone che, con gli occhi al cielo, guardavano in alto, pronti per il loro destino finale. Le folle cantavano inni alla misericordia, alla pietà e alla carità. Luca allora si era svegliato, infreddolito poiché aveva dormito senza coperte e aveva chiamato la sua mamma. Ma la casa era fredda e vuota, e allora si era sentito solo e abbandonato. Perché i suoi genitori non erano tornati? Si erano forse dimenticati di lui? E così un tremito aveva scosso il suo piccolo cuore. Preso il suo orsetto di peluche, era sceso in strada a cercare la sua mamma, e non avendola trovata, si era seduto davanti il portone di casa sua e si era messo a piangere. Non aveva paura di morire, come tutti gli altri. Aveva solo il terrore di non rivedere la sua mamma, così abbracciato al suo peluche, singhiozzava chiamandola accoratamente. Ad un tratto il cielo, rosso come il sangue, pian piano si scolorì, ritornando azzurro. Le tenebre, lentamente chiusero gli ingressi, i demoni scomparvero, le creature celesti, sulle maestose ali bianche, si allontanarono dall’umanità. Miliardi di persone videro con i propri occhi tornare alla normalità il nuovo giorno e capirono, fra le lacrime, che il Giorno del Giudizio era stato fermato. Era un miracolo, e tutti erano convinti che le preghiere dette, i loro canti e le promesse del loro pentimento avevano fatto avverare il prodigio. Ma nessuno aveva fatto caso al piccolo Luca che, disperato, aveva pregato il cielo affinché la sua mamma tornasse poiché l’amore che legava figlio e madre era grande più dell’universo. Nelle macerie di un mondo in rovina, quei sussulti di vita, briciole del grande amore, avevano fermato la morte per dare alla vita, un’altra possibilità.

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