giovedì 17 dicembre 2015

LA GROTTA DELL'ACQUA

LA GROTTA DELL’ACQUA C’era una volta, tanto tempo fa, un piccolo paese montuoso. Gli abitanti erano abituati solo a lavorare, erano poco istruiti, superstiziosi e non avvezzi ad accettare le persone diverse. Dalla famiglia più povera del paese nacque un bimbo che, ahimè, aveva qualche problema fisico. Povero bambino, aveva un braccio e una gamba più corte dell’altra e inoltre il faccino era deformato. La levatrice quando diede il neonato alla madre, quasi svenne dal disgusto e il padre scappò a piangere in un’altra stanza, davanti agli occhi degli altri cinque fratelli. Non fu un giorno di festa per quella povera famiglia ma la madre amò quello sventurato figlio fin dal primo istante e lo tenne sempre vicino a sé, per proteggerlo e vegliarlo dalla cattiveria del mondo. I fratelli non lo avevano accolto bene e nemmeno il padre che non lo guardava mai né lo prendeva in braccio. Fu battezzato Styrka che in svedese significa forza. Ed in effetti, crescendo il bimbo mostrava una vivace intelligenza e grande forza di volontà. Le menomazioni fisiche non gli impedirono di imparare a camminare e già a quattro anni sapeva leggere e scrivere. Ma le sue notevoli doti intellettive non gli furono di nessun aiuto con le persone del paese. Additato come mostro, nessuno lo guardava, e quando usciva con la mamma, la gente cambiava strada pur di non incrociarlo. Per l’intero villaggio era una creatura orribile, uno scherzo della natura che andava evitato perché chissà cosa poteva succedere. I guai cominciarono quando Styrka fu mandato a scuola. Fin dal primo giorno, i compagni, superata l’iniziale paura, lo schernivano, lo insultavano, lo isolavano e durante la ricreazione, gli tiravano anche le pietre se il povero bimbo cercava di avvicinarsi. Ogni giorno tornava a casa piangendo, ferito dai sassi e dai calci che i bambini gli tiravano. La mamma si recava spesso a scuola per lamentarsi con le maestre di ciò che accadeva al figlio ma nessuno poteva proteggerlo per tutto l’orario scolastico perché appena rimaneva solo, per pochi minuti, subito qualche bambino lo aggrediva selvaggiamente. Così Styrka crebbe solo, continuamente deriso e attaccato, ma nonostante tanta cattiveria, divenne un giovane mite e buono. Terminata la scuola, il padre lo mandava a fare la guardia al piccolo gregge di pecore della famiglia. Gli altri fratelli andavano a zappare per qualche contadino, sperando di portare a casa qualche soldo che serviva per la famiglia. Così gli anni passarono, il padre e la madre divennero anziani e alcuni dei fratelli di Styrka si fidanzarono. Crescendo, le deformità fisiche si fecero più evidenti, e il viso divenne una maschera grottesca. Alto come tutti i maschi della famiglia, ora il poveretto incuteva anche paura. Ma era un uomo buono, e dolce. Styrka infatti amava gli animali, adorava la musica e la lettura e dipingeva dei meravigliosi paesaggi. Ma tutto ciò era inutile poiché tutte le fanciulla del paese erano interessate solo ai giovani belli e piacenti e il povero deforme lo guardavano solo con repulsione e nausea. L’unica donna che gli parlava era la madre, il resto della popolazione femminile o lo evitava o lo ignorava e il poveretto si rendeva conto che avrebbe passato la sua vita da solo e senza una compagna. Un giorno, più triste del solito, Styrka portò le pecore su un’altura, più alta del prato dove di solito si recava, e nascosto da vari cespugli di nocciole, si accorse che c’era una piccola voragine fra l’erba. Incuriosito, si addentrò nel cunicolo, facendosi largo fra la paglia secca e i rami. Era così stretto che per procedere, doveva avanzare carponi. Era buio e angusto. Così Styrka tornò indietro a prendere una torcia che accese all’esterno e rientrò subito, illuminando il suo stretto cammino. Dopo qualche minuto, il cunicolo si allargò tanto che Styrka poté alzarsi in piedi e camminare invece di strisciare. La galleria divenne una grotta, le cui pareti erano lisce e luccicanti come vetro bianco, mentre il soffitto era coperto da stalattiti che scendevano giù, coperte di condensa gocciolante. Un forte odore di menta aleggiava nell’aria e lì dentro faceva caldo. Styrka giunse infine ad uno slargo che terminava in una piccola piscina verde. Un laghetto dalle calme acque che invogliavano a fare un tuffo. Ed infatti, tentato dalle acque pulite e dal caldo, l’informe giovane si spogliò, si sedette sul bordo ed entrò nel laghetto con la gamba più corta. Stava per mettere anche l’altra in acqua quando un dolore feroce alla gamba malata lo bloccò come una statua, facendogli trattenere il respiro. Strabuzzando gli occhi, preda convinto di follia e allucinazioni, vide la gamba deforme allungarsi e diventare in pochissimo tempo come l’altra. Allora scattò in piedi, guardando giù e vide le sue due gambe, uguali. Forti e muscolose, degne di un corridore professionista. “Non posso crederci!-esclamò balbettando sotto shock- o sto sognando o è un miracolo!” Styrka tremava, toccandosi la gamba, un tempo inferma e ora perfetta. Poi cadde in ginocchio, con le mani sulla pietra della grotta, singhiozzando accoratamente. “Perché ora piangi?” chiese una flebile voce. Styrka sussultò, spaventato. Si accorse che non era solo, e goffamente si coprì con i suoi vestiti quando si accorse che dall’altra parte del laghetto, una strana ragazza lo guardava incuriosito. Aguzzò la vista e si accorse che sembrava una fanciulla, anche se in realtà ricordava una grossa rana; molto goffa, sgraziata e scialba. Era coperta da un lungo straccio sfilacciato, aveva la pancia gonfia e le braccia e le gambe secche e ossute. L’orrenda ragazza era senza collo e con due occhi brutti e sporgenti. Styrka quasi gridò per la paura ma si trattenne per dignità. “Allora? Non sei contento di essere guarito?” Chiese la donna terrificante che, sdentata, sorrideva timida, seduta anche lei vicino il bordo del laghetto. “E se vuoi vuoi-continuò seriamente-puoi guarire anche l’altro braccio e il viso. Basta che tu ti immerga completamente nell’acqua.” Styrka ingoiava a vuoto. Aveva un nodo alla lingua e si sentiva ancora sottosopra ma ritrovò la voce: “ Davvero?-chiese stralunato-posso guarire del tutto?” “Prova” lo incitò la ragazza-rana. Styrka lasciò cadere i vestiti a terra ed entrò in acqua. Dolori simili ai primi lo colpirono sul braccio malato e in piena faccia e sentì le ossa e la pelle tirare, quasi spaccarsi e fondersi, quando ad un tratto, sul pelo della superficie, il braccio infermo riemerse, ma uguale all’altro. Uscì prontamente dal laghetto, gocciolante e inginocchiato sul bordo si specchiò sull’acqua e un giovane sconosciuto ricambiò il suo sguardo. Solo che quell’uomo, bellissimo e abbagliante era lui. Due profondi occhi blu come il mare erano incorniciati da lingue scure di capelli ebano. Il profondo sguardo di Styrka lasciò l’acqua per fissare la ragazza. “Non so più se sono io-le disse sincero- e non conosco il motivo di questo miracolo. Mi puoi dire tu cosa è successo?” E si alzò in piedi, rivestendosi. L’imponente giovane, ora bello come il sole, tremava per l’emozione e il turbamento. “ E’ semplice-rispose la ragazza-il lago ha poteri di guarigione. Ma possono guarire solo coloro che lo meritano. Per i malvagi la fonte è semplice acqua comune. Tu hai un cuore buono e la sorgente ti ha voluto donare la salute e la bellezza.” Styrka, incuriosito allora domandò. “ Ma tu chi sei?” La ragazza, nel frattempo aveva raggiunto il giovane. E più si avvicinava, più diventava brutta. “Io sono la guardiana della fonte-rispose intristendosi e fermandosi vicino a lui. Le ossuta braccia si strinsero allo scarno petto, tenendo con le scheletriche mani, lo straccio che la copriva. Styrka le sorrise, malgrado la bruttezza. “Non so davvero come ringraziarti. Per tutta la vita sono stato umiliato e maltrattato per le mie deformità. Ora quasi non mi riconosco e sento nel cuore un’immensa gioia, come un fuoco che brucia. E non capisco nemmeno cosa mi succede, sono confuso, e non so e se questa è la realtà e ho paura che mi sveglierò e mi ritroverò ancora un mostro…ma tu….” E si interruppe imbarazzato. “Io cosa?-chiese la padrona della fonte-vuoi sapere perché l’acqua non funziona con me? Vuoi sapere perché sono ancora un mostro?” Il bellissimo giovane annuì. L’orrenda donna era molto perspicace. “Sono io che ho scoperto questa fonte- gli confessò la ragazza- tanti anni fa, e io non avevo questo aspetto. Ero una bellissima ragazza. Quando una mia pecora trovò l’accesso alla caverna, la inseguii fino a questa laghetto. Cadde in acqua e quando la tirai fuori era diventata bellissima. Mai visto una lana così soffice e bianca e anche gli occhi erano cambiati. La mia pecora ora aveva gli occhi celesti! Così capii che la fonte donava la bellezza e io superba e orgogliosa com’ero, volevo diventare ancora più bella. Ma la fonte non ama i duri di cuore, gli altezzosi e i cattivi e così mi ha punita. Mi ha reso la più brutta delle donne. E ora sono qui, a nutrirmi dei muschi che crescono nella grotta, dei piccoli pesci che nuotano nel laghetto, aspettando che qualcuno venga a liberarmi. Vedi la fonte non mi permette di andar via…ogni volta che ho tentato, non solo sono diventata più orribile, ma sono stata anche molto male.” Styrka che aveva un cuore buono le chiese immediatamente:” Posso farlo io! Come posso liberarti? C’è un modo?” La risposta che diede la ragazza cadde come un sasso nel laghetto. “Devi entrare nell’acqua con me e darmi la tua bellezza…io ridiventerò bella e tu deforme. E dovrai inoltre prendere il mio posto e rimanere qui per sempre. La fonte non vuole rimanere da sola.” Un silenzio agghiacciante scese fra i due. “Sai-continuò la ragazza- le poche persone che hanno scoperto questo luogo, sono guarite ma non mi hanno aiutato, e lo capisco. Chi potrebbe rinunciare alla propria bellezza e libertà per qualcun altro?” Styrka chinò il capo, smarrito. Quella donna aveva ragione, e lui che per tutta la vita aveva subito cattiverie e umiliazioni, non se la sentiva di rinunciare al suo bellissimo corpo e rimanere lì, solo, per sempre. “Mi spiace-mormorò affranto-io non so che dire….se ci fosse un altro modo, ti aiuterei, ma rimanere qui…tornare ad essere brutto e deforme. E’ un prezzo molto alto. Non ci riesco!” La donna lo salutò disperata: “ Allora vai…e ricorda, non svelare a nessuno il segreto della fonte, perché se racconterai quello che ti è successo e dove si trova, tornerai ad essere brutto come prima.” Styrka lasciò quella grotta con l’amaro in bocca. Sapeva che non era giusto prendere per sé senza dare… quella poveretta stava passando il resto della sua vita rinchiusa nella grotta, brutta, sola, abbandonata e lui non aveva fatto niente per aiutarla. Ora Styrka era diventato un bellissimo giovane e avrebbe avuto tutto il mondo ai suoi piedi, e si sarebbe rifatto dei dispiaceri, delle ingiustizie e delle umiliazioni subite, ma era cosciente di non essere abbastanza forte per rinunciare a tutto. Di grandi uomini, purtroppo ne nascono pochi e il fuoco fa distinguere sempre il ferro dall’oro.

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