sabato 24 ottobre 2015

L'IDAGO RICONQUISTA IL PALAZZO

L’IDAGO RICONQUISTA IL PALAZZO La regina delle streghe era inferocita. Aveva saputo che l’Idago, re dei mondi magici della terra, era riuscito a scappare dalla caverna dove lei e i sovrani degli elfi l’avevano imprigionato. Ora stava arrivando per riprendersi il suo palazzo, splendido edificio di marmo rosa e oro bianco che brillava nel mezzo della foresta dei pini d’argento. “Quella vipera della moglie è riuscita a far cadere le sbarre di odio e rancore che bloccavano l’uscita della caverna-urlò la regina delle streghe, Fresabonda- e ora l’Idago sta arrivando qui. Cosa facciamo?” Con lo sguardo avido, la sovrana rimirò lo splendido salone da ballo. Una grande sala cinta da specchi e azzurre finestre che si affacciavano sui giardini del palazzo. Il pavimento dorato brillava bianco e fulgido, in contrasto con il soffitto affrescato da splendide figure di animali e fiori. La strega amava quella ricchezza e andava matta per l’oro e i brillanti che decoravano i fregi di ogni ambiente del palazzo. “Questa è la sua casa-obbiettò Torraiolo, uno dei sovrani degli elfi- è normale che la voglia riconquistare e tu sai benissimo che noi l’abbiamo imprigionato con l’inganno, per rubargli i regni e la sua dimora. Quindi l’unica cosa da fare è fuggire e rifugiarci al nord, sperando che non ci raggiunga.” “Mai-esclamò Fresabonda furiosa- non lascerò mai questo palazzo! Io dico invece di restare e combattere!” “Combattere?- chiese balbettando Torraiolo esterrefatto- Tu sei pazza! Nessuno dei nostri eserciti, uniti insieme, è in grado di sconfiggere l’Idago. Per non parlare dei suoi magici poteri. Sai bene che la morte lo protegge ed è in grado, con il solo sguardo, di far impazzire chiunque. La sua mente è troppo potente e la sua forza infinita!” La strega lo guardò con odio. Disprezzava la codardia dell’elfo. Gli altri re non avevano tanta paura, e Fresabonda avrebbe voluto litigare e convincere Torraiolo a combattere, ma il tempo era poco e bisognava decidere in fretta poiché la bestia stava arrivando. Così la maga si alzò dal trono dove un tempo sedeva l’Idago, e si diresse fuori dalla sala dove la stavano aspettando i comandanti in capo degli eserciti degli elfi e delle fattucchiere. In migliaia attendevano la loro decisione. Ad un certo punto si bloccò a pochi metri dalla porta. “Io dico invece di combattere! Esclamò decisa la regina delle streghe- e se tu hai paura, puoi anche ritirarti…! Però se vinciamo, il bottino lo dividiamo senza di te!” Torraiolo strinse le buffe labbra. Gli elfi erano strane creature, con le orecchie lunghe come asini, naso a punta e capelli verdi. Sembravano tanti bambini cresciuti, con quegli abiti di pelle e i mantelli color delle foglie. Entrambi erano avidi e assetati di potere e comandare i regni dell’Idago era il sogno di tutti i sovrani della terra. Torraiolo non voleva perdere ciò che aveva guadagnato con l’inganno e benché temesse l’animale e i suoi poteri, si sentì con le spalle al muro. Per niente al mondo avrebbe rinunciato alla sua parte di bottino. “E va bene-bofonchiò-riuniamo gli eserciti e lo attacchiamo. Ma ricordati quello che ti dico…L’Idago ci sconfiggerà! E sarà un miracolo che non ci ucciderà tutti!” Fresabonda raggiunse allora la porta dorata porta che accedeva alla sala attigua dove i vicecomandanti degli eserciti stavano aspettando gli ordini. Urlò loro di attaccare e combattere la bestia. Così in pochi secondi, grida di rabbia e incitamento percorsero le sale fino a fuori l’edificio e le armate, eccitate e rabbiose, guidarono contro l’Idago per sconfiggerlo. Gli eserciti delle streghe e degli elfi intercettarono la bestia vicino le foreste dei pini d’argento che circondavano il palazzo, ma l’impatto fra l’animale e i combattenti fu terribile. Veloce come la luce e forte come le montagne, l’Idago disperdette via, in pochi minuti, migliaia di elfi e streghe. Tentarono di trafiggergli la schiena e il petto con lance e frecce, ma abile e scattante, la magica creatura si sollevava in aria con le robuste ali rosse, per poi fiondarsi a picco contro i guerreggianti, spazzandoli via. Furono sconfitti in poco tempo e i superstiti delle armate si diedero alla fuga. L’Idago li lasciò scappare ma inseguì la regina Fresabonda poiché sapeva che lei era la vera artefice di quella battaglia. Il cuore della strega era assetato di ricchezza e smanioso di potere, e pur di non perdere ciò che aveva rubato, aveva convinto Torraiolo a scendere sul campo di battaglia. La regina si precipitò fuori dal palazzo, affannata e sudata, ma sentiva la bestia guadagnare terreno. Durante la battaglia si era nascosta nelle armerie dell’edificio, ma sapendo che tutti gli eserciti erano stati sconfitti, aveva deciso di darsi anche lei alla fuga. Ma l’Idago non voleva lasciarla andare e la raggiunse in pochi secondi, piombando su di lei. Il suo sangue colorò di rosso il verde del prato.

Nessun commento:

Posta un commento