venerdì 20 maggio 2016

IL CASTELLO MORTO(parte seconda)

IL CASTELLO MORTO(parte seconda) La cuoca Lia, sorrise dietro i fumi delle pentole:” Beh, signora, sono tutti molto curiosi di conoscervi. La vita al villaggio è piuttosto monotona e voi e la vostra famiglia rappresentate una grande novità…vero Rachele?” Proprio in quel momento, Rachele, armata di scopa e strofinaccio, era entrata in cucina: ”Certo Lia….appena torno a casa mi aspettano i vari parenti per conoscere ogni particolare! Signora Amelie, voi poi arrivate dalla Francia, siete elegante e raffinata e le mie amiche desiderano sapere tutto…come vi pettinate…ciò che indossate. Il vostro profumo preferito…!” La padrona di casa sorrise difronte a quella ingenua curiosità. Le prosperose e rubiconde Lia e Rachele sembravano brave donne, con le guance rubizze e abbondante decolté e ricordavano due variopinte matrioske. Amelie, poco dopo, raggiunse il marito e i figli nella grande sala da pranzo. Il camino illuminava il lungo tavolo di faggio antico dove brillavano argenteria e cristalli. La cena fu consumata fra le chiacchiere eccitate dei ragazzi e la placida soddisfazione dei coniugi, ancora sedotti dalla novità e dal grandioso lusso della maestosa dimora. Poco dopo, tutti si ritirarono nelle loro camere da letto. I soffici piumoni e le pesanti tende di velluto blu notte vegliarono sul sonno dei nuovi arrivati. Ma verso le due del mattino, improvvisamente, un boato pauroso fece saltare tutti in aria. La famiglia, trafelata e spaventata accorse in cucina, incespicando quasi nei gradini delle scale che portavano ai piani inferiori, e ansanti trovarono sul pavimento un macello! Latte, uova, farina…tutta la superficie impiastricciata e bianca di povere. Il dott Morel esclamò:” Ma chi è stato a fare un simile disastro?” Tutti i componenti della famiglia guardavano disgustati il guazzabuglio a terra. Le donne del paese erano andate via dopo cena e la famiglia Morel era rimasta sola al castello. Ma sia Amelie che il marito pensarono subito ad uno scherzo fatto proprio da Lia e Rachele. Senza aggiungere altro, tutti ritornarono nelle rispettive camere da letto, pensierosi e insospettiti. L’indomani mattina, la cucina era ancora un disastro e quando le due donne arrivarono al castello, la famiglia al completo li aspettavano già in piedi. Il signor Morel, scuro e diffidente, fece varie domande alle due donne che caddero letteralmente dalle nuvole. Nessuna delle due era rientrata al castello, e poi per quale motivo sarebbero dovute ritornare nell’antica dimora a notte fonda? Dubbi e interrogativi rimanevano e ma nessuno poté spiegare quella palude di uova e farina in cucina. Comunque le due donne iniziarono subito a pulire, lasciando la famiglia a far colazione. Nella grande camera da pranzo, Ugo, giocando con i fiocchi di avena chiese alla madre:” Mamma, se la cuoca e la cameriera non sono state, chi ci ha fatto uno scherzo simile?” Amelie, sorseggiando il tè:” Non lo so caro, sicuramente qualcuno del paese. Forse qui non siamo ben accetti.” “Sono stati i fantasmi del castello!”-esclamò Berenice con la bocca piena di pane e marmellata. Ma subito il padre bofonchiò: ”Non essere sciocca! I fantasmi non esistono!” Ma nessuno della famiglia udì invece le fragorose risate che fecero gli spiriti in risposta a quella affermazione. Da quel momento in poi, ogni due giorni, la famiglia Morel subì scherzi di ogni tipo…non cattivi. Ma fastidiosi. L’acqua nella vasca da bagno trasformata in ghiaccio, i vestiti negli armadi pieni di ragnatele, nel barattolo della farina, la calce. Musiche strane di notte, così alla fine, esasperato, il dott. Morel licenziò le due donne del villaggio. L’intera famiglia le riteneva responsabili di tutti quegli scherzi che invece di cessare, continuarono. Le vacanze di Natale finirono e la famiglia Morel ritornò a Parigi. I fantasmi del castello, contenti e soddisfatti, si rilassarono godendosi la pace dell’aldilà, sicuri che non avrebbero più rivisto i proprietari francesi. Ma, contro ogni previsione, la famiglia Morel arrivò a fine giugno per passare le vacanze estive al castello. Con loro erano giunti anche due domestici francesi. I fantasmi allora si scatenarono con nuovi scherzi e la reazione dei francesi fu di iniziare a fare stupidi scherzi agli abitanti del villaggio che ritenevano responsabili di tutto. Così fra il castello e il paese fu dichiarata guerra aperta. La signora Amelie trovava rane nei cassetti? Bene! Alla cuoca Lia veniva sporcato con il fango il bucato steso ad asciugare. Ugo scopriva i suoi soldatini di plastica bruciati? Ottimo! Il postino trovava le cassette del villaggio chiuse con la colla. Per varie settimane, la guerriglia continuò, facendo sbellicare i fantasmi che ora, in panciolle, si godevano lo spettacolo. Meglio di uno show televisivo! Ma una notte, stressati più che mai, si diedero appuntamento il sindaco del villaggio e il signor Morel. La situazione era esasperante, così per amor di pace, stabilirono una tregua. Ma a pace fatta, ecco i fantasmi di nuovo a fare scherzi stupidi, perfino agli abitanti del villaggio. L’estate finì, e la famiglia francese, sconfitta, ritornò a Parigi. Il dott. Morel mise in vendita il castello che rimase chiuso per molto tempo. Ma i fantasmi, abituati ormai a far scherzi, a ridere e divertirsi, si ritrovarono di colpo soli. E iniziarono ad annoiarsi. Che gusto c’era ora nell’avere a disposizione il grande castello se non c’era più nessuno da tormentare? Ormai gli spiriti si erano abituati alla televisione, alla musica, ai cellulari. Alle risate dei ragazzi e alla vita familiare dei vivi. Così quel silenzio divenne opprimente, il buio delle camere, deprimente. Tornò ad essere un castello morto. Così decisero di scrivere una lettera anonima e chiedere alla famiglia Morel di cambiare idea sulla vendita del castello e di tornare per le vacanze. Promisero che gli scherzi sarebbero cessati, e che avrebbe regnato la pace con gli abitanti del villaggio. Dopo un consulto di famiglia, i Morel decisero di tornare al castello per le vacanze di natalizie. E in effetti, non ci furono più scherzi né strani episodi. Una nuova luce, di allegra serenità invase le mura del castello e i fantasmi, soddisfatti, ammirarono il bellissimo albero di natale che Ugo e Berenice fecero in camera da pranzo. L’intera famiglia, dei vivi e dei morti, passò un sereno venticinque dicembre. Nel castello, ora, tanta allegria e gioiosa vita!

Nessun commento:

Posta un commento