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martedì 16 giugno 2020

GIORNO DOPO GIORNO

C’era una volta, tanto tempo fa, un regno sperduto fra i monti le cui case, palazzi e monumenti era fatte da grandi torri. Lunghe braccia di pietra si innalzavano verso il cielo e ogni abitante di quello strano paese doveva, ogni giorno, salire mille gradini per arrivare nelle stanze più alte. Alcune torri erano bellissime, fabbricate in pregiati marmi rosa o bianchi, altre erano più modeste, ma quella del re era la più incantevole, realizzata da uno splendente avorio bianco. La legge di costruire tutte le abitazioni a forma di torre era stata promulgata dal nonno re che aveva fatto radere al suolo tutta la città per poi farla ricostruire di nuovo con tante torri al posto delle case. I sudditi non si erano chiesti il motivo di questa stranezza ma visto che il vecchio re aveva pagato tutti i lavori e ognuno di loro si era ritrovato la casa nuova cioè una torre nuova di zecca, avevano accettato l’eccentricità di quell’ordine. Così da quel lontano giorno, le torri della città erano diventate famose. Lunghe, articolate, decorate, come longilinei campanili verso l’alto, sfidavano l’aria e le nuvole. La torre più antica era quella del re e sulla quale aleggiava una strana leggenda: si narra che fosse stata costruita in una sola notte ma nessuna sa da chi, e da quel momento, per volere del re, questa magnifica struttura era stata curata, lucidata, amata e rispettata come una cattedrale. Il vecchio re era morto, e gli era succeduto il figlio, e dopo di questo, anche il nuovo principe era salito al trono, facendo rispettare la legge delle torri, condizione indispensabile per ereditare il trono di quel regno. Al tempo in cui racconto la vicenda, in quello strano paese nacque un bimbo che da grande divenne un famoso architetto e il cui nome era Thomas. Terminata la facoltà di Composizione e Disegno di Londra, aveva lavorato in tutta Europa, guadagnando grandi fortune ed era tornato nel suo paese per costruire la propria casa. Ma presentato il progetto della casa, uno sfarzoso palazzo, le autorità per il controllo delle costruzioni gli aveva negato il consenso. Thomas era proprietario di un grande terreno vicino il centro del paese ma poteva costruire solo torri. Il brillante architetto si infuriò, e ribellandosi a tale divieto, fece iniziare lo stesso i lavori di costruzione del palazzo. Il giovane re, saputa la vicenda, mandò una squadra di operai per distruggere il cantiere appena aperto. Così da quel famoso giorno, Thomas iniziava i lavori di costruzione della propria casa e il re li bloccava e faceva distruggere tutto. Giorno dopo giorno, questa vicenda si protrasse per anni. Il caso di Thomas divenne pubblico e tutto il regno, curioso e interessato, assisteva al teatrino della costruzione e distruzione della casa dell’architetto. Passò molto tempo e il re si era fatto vecchio così anche Thomas ma nessuno voleva cedere sulla sua posizione. Ma una notte il vecchio sovrano si sentì molto male e si accorse di essere arrivato alla fine del suo viaggio, così fece chiamare Thomas al suo capezzale. L’anziano architetto arrivò alla torre d’avorio reale in piena notte, accompagnato dalle guardie reali, percorse lunghi corridoi della cima, le camere sfarzose, i saloni da ballo, quando giunse alla camera da letto del sovrano. Si avvicinò un poco al capezzale del re, per nulla impietosito del suo stato. Erano stati anni di rabbia e frustrazione per entrambi e il rancore era cresciuto a dismisura. Ma il monarca fece cenno a Thomas di avvicinarsi di più e con labile voce mormorò una supplica: “ Per favore- sussurrò debole- costruisci sul tuo terreno una torre, e non una casa. Ti prego! E’ l’ultima preghiera di un vecchio morente.” Thomas strinse le labbra, e furioso replicò:” Perché? Perché vi si siete incaponito così tanto contro di me? Il terreno è mio, e ho diritto di costruire ciò che voglio!” Colpi di tosse roca interruppero la replica. Allora il vecchio re gli domandò:” C’è sulla terra qualcosa che ami più di te stesso?” Thomas rimase disorientato da quella domanda così personale. In quegli anni si era sposato ma purtroppo non aveva avuto figli così la moglie rappresentava la sua ragione di vita. “Più di me stesso amo la mia sposa” rispose l’architetto, sincero. Il moribondo sorrise: “ Ti capisco…e ancor di più ti capirebbe mio nonno. Vedi la legge della torre appartiene a lui.” Thomas esplose:” Appunto! quella sciocca legge è ora di eliminarla! Che senso ha costruire solo torri?” Il re, per la prima volta in cento anni, rivelò il segreto di quella legge. “Vedi caro Thomas-esordì commuovendosi- mio nonno si sposò molto giovane con una bellissima principessa, figlia di un sovrano di un regno vicino. La fanciulla si chiamava Mary ed era molto giovane, buona e gentile. Fin da subito mio nonno uscì pazzo per lei. Stava ore ed ore a sentirla cantare, ammirava come, leggera, ballava sulle punte dei piedi, e come amava coltivare le rose e anche Mary colmava mio nonno di premure. Adorava il marito e non si allontanava mai da lui. Gli dedicava poesie, e gli faceva mille ritratti e ti giuro nessuno era più felice dei miei due nonni. Uscivano insieme a cavallo, pranzavano e cenavano sempre insieme, e leggevano libri per ore, l’uno accanto all’altro, tenendosi per mano. Ma un triste giorno, una strega malvagia, invidiosa del loro amore, gettò un maleficio su mia nonna Mary, trasformando la splendida fanciulla che era in una torre d’avorio…questa.” Thomas rimase pietrificato da questa notizia. “E così da quella notte, mio nonno giurò che la sua adorata moglie non sarebbe mai più rimasta sola. Fece erigere tante torri, per farle compagnia e avrebbe curato questa costruzione come il più prezioso degli edifici. Mia nonna è qui, in qualche modo, e sente e vede tutto. E’ rimasta qui da quella notte e l’amore della mia famiglia l’ha curata e l’ha fatta sopravvivere, nonostante tutto. Ed è per questo motivo che ti chiedo di non costruire una casa ma una nuova amica per mia nonna. E’ il mio ultimo atto d’amore che rivolgo alla mia famiglia, che giorno dopo giorno, ho amato e rispettato.” Thomas, commosso mormorò: “Sarò lieto di poterla servire.” Quella notte il re morì e l’architetto progettò e fece costruire subito la più bella torre del paese. Lucente e splendida come un brillante, rifletteva la luce del sole e il chiarore della luna. Appena terminata la torre, anche Thomas morì e raggiunse in cielo il re. Avversari sulla terra ma amici in paradiso, entrambi ammiravano dall’alto la torre luccicante che era diventata una compagna affezionata della meravigliosa torre d’avorio.