domenica 18 settembre 2016

LE MANI DEL TEMPO

LE MANI DEL TEMPO Il tempo abitava in uno sperduto castello, arroccato sopra un monte. Tutto il giorno intrecciava ghirlande di frutta per coloro che voleva sedurre. Una volta comprata la loro anima, li teneva prigionieri in un oblio fatto da finte feste, costringendoli a danzare finché non morivano. Il tempo aveva tanti corpi ma possedeva un’anima cattiva e inesorabile. Non aveva pietà per nessuno e poteva comprare l’anima di chiunque. Implacabile con le persone, crudele con gli animali, passava l’eternità ridendo della fine della vita. Niente era mai riuscito a fermarlo. Ogni persona che rapiva e portava nella sua dimora, aveva suscitato nel mostro, un certo interesse. Molti uomini per il loro potere, donne per la loro bellezza e animali perché si era accorto che il loro numero diminuiva velocemente. Si divertiva a rallentare i minuti di coloro che soffrivano e accelerava i giorni delle vite felici. Così molte esistenze finivano velocemente e il tempo gioiva nel vederle rapidamente spegnersi. Quando decideva che la vita di una persona doveva terminare nella danza mortale, faceva assaporare loro il dolce sapore dei frutti delle sue ghirlande. Da quel minuto, ogni essere vivente, perso nell’oblio e nell’incoscienza, ballava forsennatamente, preda del sonno, della fame e della sete. Il tempo non aveva cuore ma era molto vanitoso. Così un giorno assunse l’aspetto di una dolce e delicata fanciulla e scese fra gli uomini. Cercava la sua preda quando vide un giovane cacciatore che aveva appena ucciso un cervo. L’animale non era morto e il bellissimo ragazzo l’aveva finito con le sue mani. Il tempo rimase affascinato da una simile crudeltà e decise che avrebbe conosciuto il cacciatore di persona. Così, sotto le sembianze di una delicata fanciulla, si avvicinò al ragazzo, presentandosi come una giovane contadina. Il giovane rimase abbagliato da una simile bellezza e poche ore dopo, entrambi rapiti dalle chiacchiere e le risa, si avviarono nella capanna del giovane. Il tempo non si era mai sentito così emozionato. Nascose la ghirlanda di frutta, e da quel giorno, abitò come una sposa, nella casa del cacciatore. Il giovane volle sposarlo e l’intero paese partecipò alle nozze. Così passarono i mesi e il tempo aveva rallentato la sua attività omicida, per dedicarsi alle sue mansioni di moglie e sposa. Mai, nel corso dei millenni, era stato così felice. Un giorno, con sua grande sorpresa, si accorse di aspettare un bimbo. Il tempo era esterrefatto da quel miracolo. Ma avrebbe immaginato che il corpo che stava usando potesse generare un figlio, così corse nel bosco a cercare il marito per comunicargli la notizia. Ma il cacciatore, prendendo un altro sentiero, era arrivato nella capanna prima della moglie e, affamato, aveva cercato qualcosa da mangiare. Cerca qui e cerca lì, aveva aperto la cassapanca, dove pensava fosse la carne secca, e sotto piatti, pentole e coperchi, aveva invece trovato la ghirlanda di frutti. Con gusto aveva assaporato una mela, e da quel momento, cadde in uno strano oblio e cominciò a danzare per tutta la casa. Qualche minuto dopo, il tempo tornò nella capanna e trovò il marito, come un automa, sudato e stanco, ballare agitandosi come un forsennato. Impietrito dalla sorpresa, si accorse subito della ghirlanda prelevata dalla cassapanca e della mela appena morsa e caduta a terra. A nulla valsero tutti gli sforzi che fece per annullare le regole che lui stesso aveva stabilito. Il tempo stesso esisteva di quelle leggi e nessuno, nemmeno lui poteva annullarle. Il tempo perse il marito, qualche giorno dopo, stroncato dalla sete e dalla stanchezza, e anche bimbo che portava in grembo, per il dispiacere e il dolore che provò nei giorni passati nella capanna, a veder ballare come un matto il consorte. Sconvolto e disperato, il tempo tornò alla sua missione, ancora più spietato e crudele, ma nei secoli che seguirono, non assunse mai più sembianze di donna. L’umanità si accorse in seguito, che nell’ultimo secolo, i giorni volavano, come se i minuti si fossero accorciati. Tante persone diedero la colpa alla modernità e ai ritmi frenetici della vita, ma in realtà, il tempo aveva deciso che l’esistenza dell’umanità doveva essere ulteriormente accorciata.