domenica 22 novembre 2015

IL PARADISO NEL CUORE

IL PARADISO NEL CUORE Nel mondo dei desideri, il dio denaro era il più potente. Milioni e milioni di pensieri assetati gli arrivavano ogni giorno e lui naturalmente era orgoglioso e tronfio di tale successo. Fin dall’inizio del tempo gli uomini avevano per questo dio almeno un desiderio al giorno. Notte e giorno, ogni persona del pianeta di qualunque età, religione, sesso, classe sociale e culturale, dedicava al denaro la fantasia di possederlo. Ma nel mondo dei desideri, anche la salute, l’orgoglio, l’amore erano molto potenti ma nessuno lo era come il dio denaro e così questo dio, egoista e crudele si sentiva il padrone di questo universo. “Tutti mi desiderano-affermava ogni giorno a tutte le divinità di questo cosmo- e nessuno è immune al desiderio di possedermi.” E lì a vantarsi, a pavoneggiarsi, a compiacersi. La dea della pace cercava di controbattere:” Ma tante persone del pianeta terra desiderano anche me e sono milioni! Sento le loro voci e ascolto i loro pensieri! Tantissimi desiderano la pace!” “Ma fammi il piacere!- replicava Denaro, cattivo e arrogante-qualsiasi desiderio di pace, davanti al desiderio del soldi viene spazzato via in un attimo! L’umanità ama più me della propria anima!” Ma la pace esasperata lo provocò:” Vuoi scommettere che troverò qualcuno che non ti ha mai desiderato?” Il dio denaro si zittì, turbato e sospettoso:” Tu mi assicuri che esiste un uomo, sulla faccia della terra che nel suo cuore non ha mai desiderato l’oro, i gioielli e quindi il denaro?” La dea sorrise e replicò: “ Quest’uomo è già nato e se vuoi, ti mostro dove vive e lavora.” Il dio denaro, fuori di sé dalla curiosità e dallo smarrimento, esclamò:” E allora dimmi qualcosa di lui! Cavolo, deve essere diverso come un extraterrestre se nella sua vita non ha mai rivolto a me, almeno un desiderio! Dimmi…cosa vedi nel suo cuore?” La dea della pace rispose: “ Nel suo cuore vedo il paradiso! Vedo saggezza…vedo mansuetudine…Tolleranza. E ogni giorno mi rivolge sempre un pensiero!” Il dio denaro allora esclamò: “Non è possibile!! Non esiste un uomo simile! Fammelo vedere subito!” La dea della pace aprì il sipario del tempo e dello spazio e mostrò all’orgoglioso dio denaro, dove viveva quest’uomo così speciale. “Ma è povero!!!!” esclamò il dio denaro. “Appunto” rispose la dea della pace. “E’ figlio di un falegname!” Gridò inorridito il dio. “Già.” “ Veste di stracci….sento-il dio denaro ascoltava i pensieri di quell’uomo così speciale- sento che è stanco. Ha anche fame!” La dea della pace, contenta e soddisfatta, allora lo zittì: “ Come vedi, nel suo cuore non ha mai desiderato il denaro! Ed è incredibile, quest’uomo tanto diverso dal resto dell’umanità, non ha mai desiderato né il potere, nessuna ricchezza e nessun regno. Il dio denaro era esterrefatto e guardava il giovane lavorare nella bottega del padre. Docile, sottomesso, eppure la sua potenza straripava dal suo cuore. Aveva in sé il paradiso e voleva donarlo anche agli altri. “E sai una cosa?-aggiunse la dea della pace- non è un miserabile come pensi. Anche se è povero…anche se vive in una misera casa e veste di tracci, non immaginerai mai chi è …” Il dio denaro, esasperato e umiliato, esclamò:” E allora chi è? Un dio?” “Appunto” Rispose la dea della pace, con un luccichio nel cuore.

venerdì 13 novembre 2015

L'IDAGO E I LAGHI DI PIETRA

L’IDAGO E I LAGHI DI PIETRA Il re Torraiolo era stremato. Per molte notti aveva dato ordini agli eserciti dei suoi elfi di difendere il castello, antica dimora di famiglia che si trovava vicino i laghi di pietra. Aveva saputo che il terribile Idago stava arrivando per conquistare il suo territorio. Gli altri sovrani elfi erano già stati sconfitti e si erano rifugiati al nord, fra i monti del ghiacciaio eterno e i loro eserciti erano stati dispersi dalla potente creatura. Molti soldati elfi erano stati uccisi, altri avevano perso il senno o la memoria poiché il loro sguardo aveva incrociato troppo a lungo quello dell’Idago che, in quell’attimo, aveva deciso di controllare le loro menti. Le armi del terribile animale non solo erano rappresentate dalla sua forza smisurata e dalla incredibile velocità che possedeva, ma soprattutto dal potere della mente che faceva vacillare chiunque lo guardasse in viso. Torraiolo però sperava che L’Idago giungesse prima ai laghi di pietra per poterlo fermare. Il castello dell’elfo era protetto da quelli che, per secoli, il popolo aveva definito “gli occhi della terra.” Enormi buchi rocciosi che contenevano sassi liquidi, azzurri come l’acqua. Ogni pozza era molto profonda e terminava con un immenso fondo nero come la pece. La chiara superficie ogni tanto si increspava a causa degli uccelli che, incauti, volavano sulle strane acque e cadevano paralizzati. Questo era il loro grande potere. I laghi di pietra bloccavano tutti coloro che non erano elfi e per tal motivo re Torraiolo aveva fatto edificare accanto a loro la sua dimora fatta da marmi neri e lucenti che rispecchiavano la sua buffa immagine, il verde della pelle e le orecchie a punto. Il sovrano amava il suo castello, enorme e maestoso e le cui torri quasi sfioravano le cime dei monti. L’Idago, volando basso, aveva appena superato gli alberi bitorzoluti del bosco di cristallo. Ogni pianta era fatta da tronchi sottili e foglie a forma di cuore. Qualsiasi albero che cresceva vicino il reame di Torraiolo stranamente mutava. Perfino gli arbusti, i cespugli e i fiori assumevano una strana rigidità…come se fossero delle pietre, dure e rigide e finanche il vento, in quella parte del bosco, cadeva. Un silenzio profondo avvolgeva quegli strani luoghi. E infatti l’Idago, avvicinandosi a quei luoghi immediatamente interruppe la sua corsa, percependo nel cuore, ansia e inquietudine. L’odore del pericolo lo fece fermare e acquattare. Subito le ali si chiusero, avvolgendolo come un manto rosso. In lontananza osservò il castello di Torraiolo, circondato da monti e laghi azzurri. La volontà incitava l’animale a puntare dritto verso la dimora reale per conquistarne il territorio, però l’istinto gli impedì di muoversi. C’era qualcosa di spaventosamente strano in quei posti e l’Idago percepì una terrificante minaccia. Un pericolo che aspettava solo che lui si avvicinasse di più al castello. Nel frattempo Torraiolo ordinò ai soldati di catturare la creatura appena si fosse paralizzata nei pressi dei laghi di pietra. Le ore erano passate, e della magica creatura, si erano perse le tracce. Il re aveva perso la pazienza e ora sbraitava contro il generale delle guardie di prima linea: “ Siete dei buoni a nulla! Dei lavativi-Torraiolo si agitava come un ossesso- mi dici dove diavolo è finito l’Idago?” Il generale balbettava: “ Sire, lo abbiamo atteso sul confine sud, certi che avrebbe puntato al castello, ed invece non è arrivato. Non sappiamo ora dove si trova…il mio luogotenente suggerisce che forse si è ritirato. Probabilmente intimorito dallo spiegamento di tutti gli eserciti ha preferito tornare indietro e lasciare il regno. Però il mio aiutante non ne è certo.” “Idioti-il reale elfo si avvicinò al generale al punto che le antenne che entrambi avevano sulla testa, si sfiorarono-L’Idago è l’essere più potente dei regni…è l’animale più forte che mai sia stato generato. Il mio regno è l’ultimo che gli rimane da conquistare e tu credi che si ritiri senza combattere?” Il generale bofonchiava: ”Allora può darsi che abbia percepito il pericolo dei laghi di pietra e ci aspetti ai margini del bosco di cristallo per farci un’imboscata. Lì il flusso paralizzante dei laghi non arriva.” Torraiolo tacque, riflettendo sull’ipotesi del militare: “ Non credo-rispose però turbato- nessuno conosce il potere dei laghi poiché solo gli elfi ne sono immuni e ogni essere vivente, pianta o animale, vicino ai laghi si paralizza. Questo segreto non è mai uscito dal mio regno. Come può l’Idago esserne venuto a conoscenza?” Il Generale tacque e così anche il re che poi aggiunse:” Fai perlustrare tutto il territorio e assicurati che l’animale sia andato via. Solo in questo modo mi posso tranquillizzare.” Il militare fece eseguire l’ordine senza sapere che l’Idago invece si era nascosto nel folto del bosco, mimetizzandosi fra l’erba, proprio come aveva ipotizzato lui. Le guardie però non lo videro e così la sera, giunse la falsa notizia che la potente creatura aveva lasciato il regno. Torraiolo esultava felice, convinto che l’animale, preda della paura, avesse avuto timore di battersi e fosse fuggito. Non sapeva però che l’astuto essere lo stava aspettando ai confini del bosco di cristallo per poter influenzare la sua mente, e strappargli tutti i poteri regali degli elfi, compresa l’immunità dei laghi di pietra. Così Torraiolo, l’indomani, volle percorrere personalmente, insieme alle sue guardie, i confini del suo territorio per accertarsi che tutto fosse tornato alla normalità, quando improvvisamente l’Idago sbucò dal folto del bosco. Le guardie, terrorizzate, lo fissarono per pochi secondi e fuggirono via, pazzi di orrore e sgomento. Le loro menti, confuse e stordite, persero il senno e la memoria. Il re elfo, nel panico, tentò di fuggire ma la magica creatura lo raggiunse immediatamente. Resosi conto che era stato sconfitto, il re Torraiolo si inginocchiò davanti l’Idago e gli consegnò lo scettro, cedendo all’animale ogni potere e forza della sua condizione di elfo reale. La potente creatura conquistò l’ultimo territorio su cui non comandava e divenne così il sovrano assoluto di tutti i regni magici della terra.